Disturbo Dipendente di Personalità

DISTURBO DIPENDENTE DI PERSONALITA'

Qual è la principale peculiarità del disturbo dipendente di personalità (DDP)?
La caratteristica distintiva del DDP è la perenne necessità di mantenere rapporti e
relazioni che hanno l’obiettivo di non sentirsi soli. Il soggetto sente di dover fare
affidamento sugli altri per qualsiasi attività e scelta, sente di non potercela fare da
solo. I pazienti con tale diagnosi, infatti, si sentono smarriti, vuoti e inutili senza la
presenza di una persona al loro fianco, quasi incapaci di affrontare la vita da soli. Il
bisogno incondizionato e persistente dell’altro, induce il soggetto a mettere in atto
comportamenti finalizzati ad assicurarsi la presenza costante dell’altro. Tendono a
vivere qualsiasi gesto di allontanamento, seppur minimo, come un possibile e
doloroso abbandono, richiedendo spesso rassicurazioni e conferme. Quando vengono
lasciati soli, sperimentano un senso di vuoto, la sensazione di assenza di scopi e
direzione fino, in alcuni casi, alla percezione di annientamento e di inconsistenza
della propria persona. Spesso sperimentano sensazioni di ansia e timore quando
vengono lasciati soli nel prendere decisioni anche di vita quotidiana (come scegliere
vestiti, ordinare al ristorante etc..) e richiedono sostegno e protezione in ogni
situazione di vita. Il loro bisogno incondizionato di cura li induce a considerare l’altro
indispensabile, tanto da sottostare a qualsiasi richiesta pur di non perderlo. Risultano
spesso sottomessi, arrendevoli e si percepiscono incapaci e impotenti in ogni
situazione.
 
Riassumento, quali sono i sintomi più comuni?
In breve i “sintomi” in base ai quali è possibile effettuare diagnosi di disturbo
dipendente di personalità sono:
 
  • difficoltà a prendere le decisioni quotidiane senza avere dei consigli e delle
    rassicurazioni da parte di altre persone;
  • bisogno che altre persone si assumano la responsabilità sulla gestione di alcuni
    aspetti della propria vita;
  • difficoltà ad esprimere disaccordo verso gli altri per paura di perdere il
    supporto o l’approvazione delle altre persone;
  • difficoltà ad iniziare progetti o a fare cose senza l’aiuto di qualcuno;
  • senso di disagio o sensazione di essere indifeso quando si è soli per timori
    esagerati di essere incapace di provvedere a se stesso;
  • bisogno di un’altra relazione come fonte di accudimento e di supporto, al
    termine di una relazione importante;
  • timori eccessivi di essere lasciato solo nel provvedere a se stesso.
    Tra le caratteristiche distintive di tale disturbo ricordiamo:
  • Senso di inadeguatezza e incompetenza; il soggetto si sente sbagliato, insicuro
    e manifesta una bassa valutazione del proprio valore personale e delle proprie
    capacità.
  • forte timore di essere abbandonato: paura, ansia e terrore legati all’idea di
    essere lasciati soli
  • comportamenti (anche a volte compulsivi) volti ad evitare l’abbandono: il
    soggetto si “rende indispensabile”, risultando abile nel comprendere la volontà
    e i piaceri dell’altro, anticipandone i desideri.
  • Quando si sentono soli, o quando non hanno una relazione stabile e
    significativa prevale uno stato di vuoto, umore depresso e profonda tristezza.
  • difficilmente riescono a riconoscere e a perseguire i propri desideri se non sono
    sostenuti dall’approvazione del partner o delle figure di riferimento
  • l’altro è considerato necessario, è guida e portatore di cure
Quali sono le cause del disturbo dipendente di personalità?
Non è possibile ritrovare una causa univoca all’esordio del disturbo, ma causa è da
ricercare nell’interazione di più fattori: genetici, temperamentali e ambientali; a ciò si
associano fattori predisponenti quali attaccamento insicuro, visione pessimistica del
mondo e sensibilità all’ansia. Infatti alcuni studi sulle interazioni madre-bambino,
hanno evidenziato come stili genitoriali ambivalenti e intermittenti inducono e
mantengono percezioni di sé come inefficace e vulnerabile, tali rappresentazioni sono
associate a comportamenti dipendenti in età adulta.
 
Conseguenze del disturbo dipendente di personalità
I pazienti con disturbo dipendente di personalità possono presentare:
 
  • compromissione della vita lavorativa: legate alla incapacità a prendere
    decisioni autonome e al bisogno costante di rassicurazioni e di conferma, alla
    paura ad esprimere disaccordo
  • compromissione delle relazioni sociali ed affettive: il soggetto tenderà ad
    investire tutte le energie nella relazione amorosa, trascurando e tralasciando le
    altre relazioni sociali; oltre che vivere il senso di frustrazione e ingiustizia di
    non sentirsi considerato poiché il partner generalmente non fornisce le stesse
    attenzioni che il soggetto dipendente è abituato a dare alle altre persone
  • tendenza a scegliere relazioni amorose con persone con caratteri forti,
    egocentrici o addirittura narcisistici; questo espone il soggetto a subire.
    comportamenti dominanti o addirittura di abuso.
  • ricerca spasmodica di relazioni significative, qualora il partner li lascia.
Come si tratta il disturbo dipendente di personalità?
Il trattamento primario del disturbo dipendente di personalità risulta essere la
psicoterapia, in particolar modo quella di breve durata al fine di non strutturare un
legame di dipendenza dal terapeuta. Ciò porta a una riflessione sulla costante e
necessaria capacità del terapeuta di riconoscere l’eventualità che si strutturi tale
atteggiamento e richiesta da parte del paziente. Il terapeuta è chiamato al
riconoscimento e al lavoro in seduta di eventuali dinamiche relazionali di dipendenza.
L’obiettivo a lungo termine della terapia è senza dubbio rendere il paziente autonomo,
attivando il senso di autoefficacia e di sicurezza.
 
Perchè la terapia cognitivo-comportamentale è efficace?
La terapia cognitivo-comportamentale si avvale di numerose tecniche e strumenti
finalizzati a questo obiettivo. In primis il terapeuta lavora sui pensieri disfunzionali
sottostanti il disturbo e attraverso la ristrutturazione cognitiva, arriva ad un dialogo
interno più funzionale e saggio. I compiti di natura comportamentali sono focalizzati
alla messa in atto di strategie di fronteggiamento e attivazione in prima persona. Il
paziente viene accompagnato nell’apprendimento di strategie di problem solving,
decision making. Viene utilizzato il training assertivo come strumento di
apprendimento di una comunicazione efficace e rispettosa di sé e dell’altro. Il lavoro
terapeutico prevede l’apprendimento di tecniche di tolleranza e regolazione emotiva,
ma anche la familiarizzazione competenze meta-cognitive. In altri termini paziente e
terapeuta riconoscono e lavorano sui cicli interpersonali che si attivano in ambito
relazionale

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