Disturbi post Traumatici

DISTURBI POST TRAUMATICI

Cos’è un trauma?
Per trauma in psicopatologia intende un’esperienza minacciosa estrema, insostenibile, inevitabile, di
fronte alla quale un individuo è impotente." (Hermann, 1992b; Krystal, 1988; Ven der Kolk, 1996).
Sono varie le esperienze che possono rappresentare un trauma psicologico per l’individuo. Il tipo
di trauma che la persona sperimenta è solo uno dei tanti fattori che determinano l’impatto
del trauma stesso e la probabilità che si sviluppi un PTSD.
 
Il trauma del disturbo post traumatico da stress, è diverso?
Nel Disturbo da stress Post Traumatico, la condizione di trauma psicologico – inteso come causa
dei sintomi post traumatici – viene definita come: un evento che espone la persona a morte o ad
una minaccia di morte, grave lesione oppure violenza sessuale in uno o più dei seguenti modi:
1) fare esperienza diretta dell’evento
2) assistere a un evento traumatico accaduto ad altri
3) venire a conoscenza di un evento traumatico accaduto a un membro della famiglia oppure a un
amico stretto. In caso di morte o minaccia di morte, l’evento deve essere stato di natura accidentale
o violenta;
4) fare esperienza di una ripetuta o estrema esposizione a dettagli crudi dell’eventi traumatico (es:
primi soccorritori che raccolgono resti umani, agenti di polizia ripetutamente esposti a dettagli sugli
abusi dei minori)
 
Quanti e quali tipologie si trauma esistono?
Nel DSM-5 a causa della variabilità di tali manifestazioni, i disturbi conseguenti a traumi emotivi
sono stati raggruppati in una categoria a parte: Disturbi correlati ad eventi traumatici e
stressanti, indipendenti dai disturbi d’ansia nei quali erano inseriti fino alla precedente edizione.
 
Nello specifico, tra i principali disturbi di questa categoria ricordiamo:
  • Disturbo da stress post-traumatico (Posttraumatic Stress Disorder, PTSD), caratterizzato dalla presenza di sintomi caratteristici, seguiti all’esposizione del soggetto ad uno o più eventi traumatici. I sintomi del disturbo post traumatico da stress sono vari e la loro presentazione può differire anche di molto da individuo a individuo. In alcune persone infatti sono predominanti i sintomi emotivi collegati alla paura, in altri invece appaiono sintomi come anedonia, disforia e pensieri negativi. In alcuni casi è possibile osservare sintomi dissociativi, mentre in altri possiamo trovare una combinazione di tutti questi sintomi;
  • Disturbo acuto da stress (Acute Stress Disorder, ASD), caratterizzato dallo sviluppo di alcuni sintomi caratteristici perlopiù sovrapponili a quelli del disturbo post traumatico da stress. Nello specifico questi sintomi si presentano al massimo dopo 3 giorni dall’evento traumatico e entro e non oltre il primo mese dopo l’evento. Come nel PTSD il disturbo acuto da stress è collegato ad esperienza traumatiche o altamente stressanti, durante i quali l’individuo ha sperimentato pericolo per la propria salute fisica o psicologica. La differenza sostanziale tra disturbo acuto da stress e disturbo post traumatico da stress è relativa al tempo di durata del disturbo. Se questi sintomi sono presenti fino ad un mese dopo l’evento traumatico allora si parla di disturbo da stress acuto, quando invece si supera il mese e i sintomi continuano ad essere presenti è di PTSD.
  • Disturbi dell’adattamento (Adjustment Disorders, AD), caratterizzato da sintomi emotivi e comportamentali in risposta ad un identificabile evento stressante. Il disturbo può essere legato ad un singolo evento (ad esempio la fine di una relazione sentimentale) oppure ad una serie di eventi stressanti. Gli eventi stressanti possono essere ricorrenti (ad esempio legate a momenti di crisi all’interno di una relazione sentimentale) o continui (ad esempio la scoperta di una malattia grave). Gli eventi stressanti possono riguardare il singolo, una famiglia o un’intera comunità. In caso di lutti il disturbo da adattamento può essere diagnosticato quando le reazioni emotive e comportamentali sono considerate eccessive e sproporzionate per intensità, qualità e persistenza;
  • Disturbo reattivo dell’attaccamento (Reactive Attachment Disorder, RAD), caratterizzato da schemi di comportamento e di attaccamento marcatamente disfunzionali e inadeguati. Nello specifico i bambini che soffrono del disturbo reattivo da attaccamento mostrano scarsa interazione con le figure genitoriali di riferimento e non le ricercano nei momenti di bisogno. Nello specifico bambini con disturbo reattivo da attaccamento mostrano poche se non nulle
    manifestazioni emotive positive nell’interazione con le figure di riferimento e spesso manifestano eccessiva irritabilità, tristezza e paura. Ad esempio, quando questi bambini sono angosciati, non ricercano il genitore per ottenere conforto, nutrimento e protezione, anzi quando manifestano un’emotività negativa risultano inconsolabili nonostante gli sforzi dei caregiver. Spesso questi bambini hanno, nel corso del primo mese di vita, vissuto episodi di grave trascuratezza nelle cureprimarie per questo motivo il disturbo è inserito tra i disturbi correlati a trauma e stress. Per poter fare diagnosi è necessario che il bambino abbia sviluppato la capacità di sviluppare legami selettivi. Per questo non si può fare diagnosi di disturbo reattivo da attaccamento prima dei 9 mesi di età;
  • Disturbo da comportamento sociale disinibito (Disinhibited Social Engagement Disorder, DSED), è un disturbo presente nei bambini. Questo disturbo è caratterizzato da comportamenti di bambini che sono eccessivamente familiari con persone estranee. I bambini affetti da questo disturbo adottano comportamenti di eccessiva confidenza con adulti estranei e non conosciuti e non mostrano alcuna reticenza ad allontanarsi con loro lasciando i genitori. Perché si definisca il disturbo da impegno sociale disinibito comunque, questi comportamenti eccessivamente familiari devono violare le norme sociali in cui il bambino è inserito. Per poter fare diagnosi di disturbo da impegno sociale disinibito è necessario che il bambino abbia sviluppato la capacità di sviluppare attaccamenti selettivi. Per questo non si può fare diagnosi non prima del nono mese di età.

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